Umberto Veronesi, una vita dedicata alla ricerca e alla prevenzione

“Andate avanti perché il mondo ha bisogno di scienza e ragione. Io non vedrò un mondo senza cancro, ma chi verrà dopo di me sì”.

E’ questo il meraviglioso testamento etico e morale lasciato in eredità dal Professor Umberto Veronesi , oncologo che ha dedicato l’intera esistenza alla lotta ai tumori.

 

Trovare un’alternativa alla mastectomia “a una mutilazione che colpisce la donna nel cuore della sua femminilità”, è stata la sua grande missione. Quella che ha dato impulso alla cosiddetta rivoluzione del bisturi gentile, una svolta storica nella chirurgia grazie alla quale migliaia di donne nel mondo gli sono oggi riconoscenti.

Seguendo il suo prezioso insegnamento abbiamo imparato il vero significato della parola prevenzione che noi di Biomedica Tortonese cerchiamo di applicare ogni giorno nel nostro impegno quotidiano a contatto con i pazienti.

Per questo, per l’enorme lavoro nel campo della ricerca e per la straordinaria passione che ha contraddistinto un’esistenza ineguagliabile: GRAZIE Professor Veronesi.

 

Erano gli albori degli anni ’80 del secolo scorso e, tra le tante piccole e grandi rivoluzioni che segnarono un decennio ricco di contraddizioni e notevoli risultati (che forse non a caso trovano eco negli ultimi mesi), si affacciava nel mondo scientifico la pubblicazione di una ricerca clinica iniziata oltre dieci anni prima, nel 1969. Il termine medico intorno al quale ruotava la discussione era quadrantectomia e il luogo era Milano.

 

Una parola, quadrantectomia, non di uso comune, non intuitiva, che fonde radici latine e greche e contiene l’affilato e crudo significato di taglio, rescissione. Ma questa parola, all’apparenza un po’ fredda e meccanica, con la sua storia recente è in realtà un mondo ricco di impegno, lotta, ricerca: applicate alla chirurgia, alla società, ai media, alla cultura, fino alla politica. E il denominatore comune non è uno, ma duplice: è Umberto Veronesi e, con lui, la donna.

 

Sono talmente numerose le informazioni, le annotazioni, le considerazioni che si possono fare intorno a questa fondamentale figura della storia e della medicina che, nonostante gli eventi oltre le colonne d’Ercole e l’Atlantico, è sufficiente una rapida ricerca in rete per trovare infiniti articoli, storie, interviste dedicate al Professore e in pochi istanti si esauriscono le possibilità di dire qualcosa in più che valga la pena di essere detto.

 

Ecco perché probabilmente è meglio tornare alle origini e fermarsi ad un dato di fatto, chiaro e scientificamente comprovabile, ma non per questo arido (fatto che sicuramente Veronesi avrebbe apprezzato). La quadrantectomia è un intervento teso ad asportare una porzione di tessuto e non la totalità dell’organo interessato, procedendo, appunto, a quadranti. L’organo interessato è il seno, per essere più precisi la mammella, e la maniera più corretta di definire questa operazione è “chirurgia conservativa”. Per quasi un secolo la soluzione sicura, affidabile, epidemiologicamente riconosciuta per il tumore del seno fu la mastectomia, l’asportazione totale del tessuto della mammella. Ma un giovane medico milanese, colpito dall’insondabilità del male della malattia e quindi deciso a fare dell’oncologia il proprio campo di studi, combattendo dentro gli ospedali e sulle riviste dimostrò la pari efficacia della quadrantectomia. E se la parola cancro non smise di fare paura, come oggi del resto, l’allocuzione “tumore al seno” smise di essere sinonimo di perdita irrimediabile.

 

Una ricerca, quella di Umberto Veronesi, iniziò da quel 1981 a cambiare il pensiero scientifico e quello quotidiano, spezzando le catene di luoghi comuni purtroppo talvolta ancora oggi difficili da scacciare nell’immaginario collettivo. Una nuova prospettiva, stupendamente ironica nel connubio di taglio (nell’etimologia di quadrantectomia) e conservazione, che ha contribuito a liberare la donna in numerose prospettive a partire da quella psicologica.

 

E questa storia di un’operazione chirurgica è forse la miglior sintesi simbolica della vicenda professionale e umana di un medico che è stato anche uomo, padre, scrittore, divulgatore, ministro, senatore… Sempre impegnato onestamente per affermare la libertà della donna e le proprie convinzioni nell’ottica di una crescita personale e sociale.

 

Non si tratta di condividere le sue numerose battaglie e ogni suo punto di vista, quanto di riconoscere a Umberto Veronesi quell’inestimabile e irrinunciabile apporto che, sebbene non sempre palese, oggigiorno è parte essenziale del nostro pensiero e della maniera di approcciarsi alla malattia; anzi, alla salute e alla vita.

 

Così, a Biomedica Tortonese, vogliamo ricordare il Professore, attivo e concretamente impegnato, un esempio della forza che è necessaria per prevenire e combattere nella conoscenza scientifica e nella quotidianità umana.

 

Ufficio Stampa
Biomedica Tortonese